Il centro storico è solitamente il cuore pulsante di una città: storia, tradizioni e persone s’incontrano tra passato e futuro. In giro per l’Italia si contano tanti gli esempi di piccoli centri abitati che hanno puntato tutto sul rilancio turistico ed economico proprio delle parti più antiche del loro territorio.
Nel passato anche il centro storico di Albano era il cuore pulsante di questa città, oggi invece, se vi capita di passeggiare per le stradine del centro storico di Albano, vi accorgerete subito che forse più che davanti a una valorizzazione dei vicoli caratteristici e dei quartieri più antichi della città ci si trova davanti a un quartiere abbandonato e svuotato della sua essenza.
Palazzi fatiscenti e pericolanti, abitazioni lesionate dal terremoto da più di venti anni e lasciate cadere in malora, poca cura dell’aspetto architettonico ed estetico: così in poche parole può essere descritto il quartiere di San Paolo che, invece, è un patrimonio di Albano Laziale che andrebbe rivitalizzato attraverso interventi strategici di medio e lungo periodo.
Ma perché è così importante il quartiere di San Paolo?
Qui, tra il 193-211 d.C., fu realizzato dall’imperatore Settimio Severo l’accampamento dei Castra Albana, unico accampamento fortificato stabile di legionari romani esistente in Italia, che con la sua cerchia muraria di 1334 metri di perimetro, su un’area complessiva di 95mila metri quadrati, ospitò per oltre un secolo la Legio Secunda Parthica, e diede l’impronta urbanistica alla futura città.
Qui è possibile ammirare l’unica cisterna romana ancora funzionante esistente al mondo: i Cisternoni.
Qui nella metà del XVII secolo fu realizzato dai principi Savelli, feudatari della città per oltre 400 anni, il Tridente Barocco, l’innovativo assetto viario composto da via Leonardo Murialdo, via San Gaspare e via Aurelio Saffi che rappresentò la struttura portante dello sviluppo urbanistico del “Borgo Nuovo” che tra la metà del Seicento e la fine del Settecento si popolò di residenze patrizie perché la città di Albano, vicina alla sede delle vacanze estive del pontefice, divenne luogo privilegiato di villeggiatura della nobiltà romana.
Qui esiste la più alta concentrazione di residenze nobiliari dei Castelli Romani: più di 30 palazzi patrizi appartenuti ai Pamphilj, Rospigliosi, Ruspoli, Conti, Bonaparte, Capizzucchi, Poniatowsky, Ludovisi, D’Aste, Strozzi, Giraud e tanti altre nobili famiglie vicine alla corte pontificia.
Insomma, questo quartiere dovrebbe essere la punta di diamante dell’offerta turistica della città e invece sta morendo abbandonato da chi ha governato Albano Laziale negli ultimi trent’anni.
di Maurizio Bocci
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