Sono ormai quasi cinque anni che ad Albano Laziale è stata attivata la raccolta differenziata e soltanto da un anno, oltre ad Albano centro, questa metodologia di raccolta dei rifiuti è stata estesa alle due frazioni di Cecchina e Pavona. Va detto che da subito si è visto che convincere la gente a rispettare questa nuova metodologia sarebbe stato alquanto complicato e, quindi, ci rendiamo conto che per chi ha avuto questa responsabilità, amministrativa e gestionale, sono stati anni davvero complicati. Però, noi come cittadini, dobbiamo confrontarci con i risultati e, sinceramente, dobbiamo constatare che, nonostante l’impegno e la volontà di migliorare, i risultati sono davvero insoddisfacenti. Per esempio, dopo quattro anni e mezzo soltanto il 67% dei residenti fa la raccolta differenziata e questo risultato è stato celebrato alcune settimane fa come un grande successo dell’amministrazione Marini. Risulta davvero difficile essere soddisfatti di questo risultato quando altri comuni sono ad oltre il 70% dopo poco più di un anno di raccolta differenziata. L’altro dato inquietante è che ad Albano si paga la tassa sui rifiuti più alta rispetto agli altri comuni dei Castelli e, dopo quasi cinque anni di differenziata, non si vede all’orizzonte nessun segnale per una possibile riduzione della tassa attraverso il sistema della tariffa puntuale. Questa situazione sta portando, lentamente, verso l’abbandono della differenziazione dei rifiuti da parte di tante famiglie. È inutile che ci prendiamo in giro: finché non sarà applicata la tariffa puntuale, che premia economicamente chi produce meno indifferenziata, la raccolta “porta a porta” non darà mai risultati accettabili. Un altro fatto incomprensibile è stato l’abbandono dei contenitori condominiali con l’introduzione dei bidoncini da appartamento. Il motivo? Ci hanno spiegato che i bidoni stradali erano preda di utenti incivili che gettavano qualsiasi cosa senza differenziare e quindi, visto che non si è capaci di punire severamente chi non rispetta le regole, hanno creato ulteriori difficoltà a quegli utenti che hanno rispettato sempre le regole. Voi capite che la gestione di questi bidoncini (che poi tanto “ini” non sono) all’interno di condomini di 60 – 80 appartamenti, per lo più di medie quadrature, con balconi piccolissimi dove trovare posto a questi attrezzi è particolarmente complicato. Per non parlare dello spettacolo davvero sgradevole di strade e marciapiedi colorati da decine di bidoncini che rimangono lì tutto il giorno. E non va trascurato neanche il maggior costo da parte del servizio di raccolta Volsca. Altre problematiche non molto chiare riguardano il destino ancora non chiaro della famigerata discarica di Roncigliano e degli alti costi di smaltimento dei rifiuti (indifferenziata e umido) che allontanano sempre di più una possibile riduzione della Tari. Poi ci sono particolarità che sembrano insignificanti ma che nella gestione familiare hanno la loro importanza. Per esempio, tanti comuni utilizzano mastelli che hanno uno sportellino frontale che permette ai contenitori di poter essere impilati uno sull’altro, posizionandoli così in uno spazio ridotto e dando la possibilità di conferire i vari materiali senza doverli rimuovere dalla loro posizione, un accorgimento per facilitare le operazioni domestiche. Come pure in passato ad Albano furono adottati i sacchetti di plastica biodegradabili per raccogliere l’organico che permettevano una buona la chiusura del coperchio del mastello e riempiti, con un nodo a chiusura, potevano essere stoccati anche per qualche giorno senza emanare cattivi odori. Da quest’anno questi sacchetti sono stati sostituiti da quelli di carta, e così parecchi cittadini continuano ad usare quelli biodegradabili comprandoli ai supermercati. Ci chiediamo: perché così tante disfunzioni e decisioni ondivaghe? È un problema del gestore? Manca un’idea progettuale? L’obbligo di dover adottare soluzioni imposte? Domande che, come al solito, non troveranno risposte.
Maurizio Bocci
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