Durante l’ultima conferenza dei sindaci dell’Asl RM 6, dopo oltre un’ora di ampia discussione, è stata approvata la mozione sull’ospedale San Giuseppe di Marino, che impegna la ASL a tenere in funzione l’ospedale di Marino 24 ore su 24 per i 365 giorni dell’anno. Sicuramente una notizia importante per gli abitanti di Marino per i quali si riaccende la concreta speranza nell’uso di una struttura da 300 posti dimenticata da tempo; anche se bisognerà capire come e in che ambiti la ASL RM6 si muoverà per dare seguito alla mozione approvata. L’unica cosa che non capiamo è il motivo per cui a Marino si tengono alcuni reparti, come Anatomia Patologica e Medicina Nucleare che dovrebbero andare al Nuovo Ospedale dei Castelli, mentre l’amministrazione di Marino non chiede alla ASL la struttura indispensabile per ogni paese e cioè l’Ospedale di Comunità.
Con la riapertura a tempo pieno dell’ospedale San Giuseppe, nei pochi chilometri che separano Marino e Monte Porzio, oltre a questo nosocomio, avremo il grande Istituto Neurotraumatologico Italiano (INI) di Grottaferrata che fa capo alla famiglia Faroni, i servizi sanitari e l’unità di medicina di base di Rocca Priora che fanno capo ad Angelucci; l’ospedale di Frascati e, a pochi chilometri di distanza, il policlinico di Tor Vergata.
Ci sembra quindi che stia riemergendo una visione di politica sanitaria municipalista che non è tesa ad arricchire l’offerta di risposte di salute per i quattrocentomila residenti dei comuni dei Castelli Romani. E questo mentre nel Nuovo Ospedale dei Castelli ancora non è stato attivato il servizio di Emodinamica, non esiste in nessuno dei punti parto una Rianimazione Neonatale, non è stata neanche ipotizzata una Neurotraumatologia e ancora oggi i pazienti anziani con frattura di femore non vengono operati secondo il protocollo e non esiste un Pronto Soccorso oculistico h24.
È evidente che si tratta di un problema di cultura politica e di attenzione alle esigenze di una popolazione in continua crescita. I quattrocentomila abitanti dei Castelli Romani hanno il sacrosanto diritto di avere strutture sanitarie in grado di fornire loro tutte le risposte di salute, senza dover ricorrere a viaggi della speranza o alla sanità privata.
Questo è l’obiettivo che si devono porre i sindaci, la ASL e la Regione Lazio.
Maurizio Bocci
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