Dal convento dei Cappuccini di Albano al romitorio di Sant’Angelo in Lacu, passando per la pentima della Vecchiaccia
La rete sentieristica del Parco Regionale Dei Castelli Romani si sviluppa in un’area di 120 kmq e al suo interno comprende due laghi e alcune vette che sfiorano i 1000 metri; tutto questo in un contesto naturale e storico unico al mondo.
La carta dei sentieri del Parco comprende 15 percorsi e potete acquistarla presso la sede di Rocca di Papa. Io in quest’articolo e nel prossimo vi descriverò due sentieri che non sono compresi su questa carta, anche perché sono percorsi da effettuare con particolare cautela e comunque sempre accompagnati da qualcuno che li conosce molto bene.
Il sentiero che vi descriverò questo mese ha inizio dallo spiazzo davanti al ristorante “Le fratte ignoranti” ed è senza dubbio uno dei più affascinanti dei Colli Albani; non solo per la bellezza del paesaggio, ma anche per la testimonianza delle vicende storiche che nel corso dei secoli hanno attraversato questi luoghi.
Dopo meno di un chilometro dalla partenza, s’incontrano, scavati nella roccia, i resti dell’acquedotto romano realizzato in opus reticulatum. Questo acquedotto, identificato dal Lugli con il nome di Malaffitto basso, era utilizzato per rifornire di acqua le cisterne della Villa di Domiziano (oggi Villa Pontificia).
Nel punto in cui il sentiero inizia a salire, si gira a sinistra e dopo poche centinaia di metri si può ammirare uno spettacolo unico: la Pentima della Vecchiaccia a strapiombo sul lago. Storie di paese, affermano che in quel luogo si suicidò appunto un’anziana donna accusata di stregoneria. Dopo esserci soffermati ad ammirare il fantastico panorama, con molta cautela e stando sempre addossati alla parete rocciosa, proseguiamo il nostro cammino e dopo circa 20 minuti si arriva al romitorio di S. Angelo in Lacu: convento di cui si ha traccia già nel 1116 in una bolla papale e restaurato nel 1282 dal cardinale Savelli per destinarlo ai padri Guglielmini di Montevergine. Questo romitorio fu abitato fino al 1660 finché nel 1773 il cardinale Colonna lo fece distruggere perché divenuto un covo di briganti.
Del complesso, ormai in stato di completo abbandono e circondato da una vasta lecceta, si può osservare la cappella duecentesca, i ruderi di un campanile e un portale di accesso scalpellato al cui interno furono ricavati sedili dove i religiosi si raccoglievano in preghiera.
Dopo una breve sosta per riprendere fiato e godere il fascino e la magia di un paesaggio isolato e lontano dai rumori, si riprende il sentiero. Superati i ruderi del romitorio, salendo per un breve tratto, è possibile vedere parti interrate dell’antico acquedotto delle Cento Bocche, del II secolo d.C:, che alimentava la grande cisterna dei Castra Albana.
Il sentiero prosegue in salita, facendo attenzione a seguire i segnali “rosso-bianco”, e si arriva al muro di cinta del convento di S. Maria di Palazzolo, che non è più raggiungibile perché il sentiero è stato interrotto da una frana.
Il ritorno al punto di partenza si effettua percorrendo il sentiero dei due conventi e lungo il cammino ci si può fermare ad ammirare le grotte di tufo, in antichità adibite a ninfei naturali, nel Medioevo utilizzate come carceri e infine riparo naturale dei pastori.
Maurizio Bocci
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