Il mese scorso, sollecitato da molti cittadini, il Pci di Marino ha incontrato una delegazione dell’associazione Equi Diritti sulla vicenda, ormai annosa, delle migliaia di alloggi abusivi presenti nei Castelli romani. A Sergio Santinelli, componente della Segreteria del Pci marinese, abbiamo rivolto alcune domande a riguardo.
Quanti nuclei familiari sono coinvolti? Ufficialmente coinvolge almeno 1800 nuclei: in questa cifra rientrano quelli che sono già stati sottoposti a provvedimenti passati in giudicato. Ma questa è solo la punta dell’icerbeg. I casi ancora in istruttoria sono almeno il quadruplo. I dati ci dicono che potrebbero essere molti di più.
L’associazione Equi Diritti fa riferimento a soggetti politici in particolare?
All’inizio, non volendo dare un’impronta politica all’associazione, per cercare un minimo di attenzione, hanno avuto contatti anche con partiti di destra e col Partito Democratico sia a livello locale che regionale. Solo ultimamente, ma non risolutivo, c’è stato anche un interessamento da parte del M5S e col sindaco di Marino. L’amministrazione comunale più attiva e più vicina a loro in questo periodo, sotto molti aspetti, è quella di Ariccia. Hanno dato, ad esempio, un giudizio positivo sull’impostazione che aveva indicato in precedenza il sindaco Cianfanelli. L’attuale orientamento dell’Amministrazione di Ariccia ricalca, secondo loro, il lavoro di indirizzo di Cianfanelli. Anche il nostro partito si sta interessando al problema e la loro delegazione è rimasta molto soddisfatta dell’incontro avuto con noi ad aprile.
Lo spartiacque della questione, che tratta ovviamente di abusi edilizi, totali o parziali, è il 2003: stiamo parlando dell’ultimo condono concesso…
La drammaticità della situazione riguarda sostanzialmente persone che o costruendosi casa in proprio, oppure acquistando nel “mercato libero” si ritrovano da molti anni ormai, ad inseguire richieste di sanatoria, con pagamento di oneri, poi non concesse a fronte di non restituzione delle somme ingenti e con la prospettiva di vedere demolita la propria casa, oppure acquisita a bene pubblico. Nel secondo caso, in ottemperanza di applicazione del disposto giudiziario (esiste un protocollo Regione-Procura della Repubblica per la salvaguardia ambientale) se ‘fortunata’ la famiglia può essere destinataria di una riassegnazione della casa che verrà sottoposta al pagamento di ‘occupazione’. Insomma un vero affitto gravoso, circa ottocento euro mensili.
Da dove nasce il problema?
Tutto questo vero e proprio problema sociale, nasce, ovviamente dal non rispetto delle norme ambientali. Per lo più il vincolo paesistico ed il vincolo territoriale. Quindi un vero e proprio intervento deve essere studiato, a meno di non pensare di abbattere migliaia di case con famiglie che vivono lì dentro poste nella situazione successiva di senza casa, sia a livello locale; dove, il comitato ci ha mostrato una panoramica di esempi in cui è valso molto, per pochissimi casi, alcune unità a fronte di decine a Rocca Priora ad esempio, un aggiustamento urbanistico in sede comunale sia a livello Regionale dove si può intervenire sulla ridefinizione, senza rinunciare a nulla dell’impianto difensivo dell’ambiente, dei confini dei piani di Parco o dei piani paesistici (in sede regionale è importante, indicano dal comitato, la modifica dell’articolo 3 della legge regionale del 2004, ndr). Allo stesso modo si può intervenire anche in sede parlamentare: sia regioni a statuto ordinario che regioni a statuto speciale stanno affrontando la stessa tematica chiedendo aiuto nella risoluzione del problema.
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