Risale al 1850 il primo viaggio in Italia del giovanissimo artista tedesco, Oswald Achenbach, uno dei più grandi paesaggisti dell’Ottocento, le cui opere rappresentano un patrimonio straordinario per l’arte e la storia del nostro Paese. È molto probabile che proprio a quel periodo si possa far risalire la produzione del dipinto “Donne al lavatoio”, che rappresenterebbe l’antico lavatoio oggi detto “d’Ammonte”, visto che lo stesso dipinto dimostra molte analogie con delle foto di Filippo Belli (ICCD-Gabinetto Fotografico Nazionale, Archivio Cugnoni), nonostante il luogo sia rappresentato da un punto di osservazione diverso. La stessa immagine ha degli elementi di corrispondenza anche con un’antica incisione che riproduce addirittura un ponte medievale presso la Torre Frangipane, oggi Torre d’Ammonte.Unico resto ancora visibile, testimone di un passato glorioso legato ad una delle più potenti famiglie baronali, i Frangipane,alla quale apparteneva la stessa Jacopa dei Settesoli, questa imponente torre rischia oggi di crollare. Nello stesso quadro di Achenbach si notano ancora parti di quelle antiche mura medievali che circondavano la città di Marino, oggi non più esistenti ed un caratteristico ponte, forse romano, sopra il Fosso della Marrana o Fosso di San Bonaventura, chiamato anticamente Rivus Aquae Albanae. Chissà che non possa trattarsi di quell’antico tragitto che la tradizione vuole attribuire a quel San Bonaventura da Bagnoregio che, nel 1273, già Vescovo di Albano, percorreva per recarsi in preghiera presso un’antichissima edicola con l’immagine della Madonna, oggi Santuario Mariano dell’Acqua Santa. La storia di questo luogo del cuore risale al XVI secolo, quando per volontà del cardinale Ascanio Colonna, figlio del ben più famoso Marcantonio trionfatore nella Battaglia di Lepanto, fu eretto un monumentale lavatoio pubblico. Delle due epigrafi che lo sovrastavano ne conosciamo il testo, grazie al Tomassetti che racconta come nella prima , verso levante, sormontata dallo stemma comunale in peperino, si leggeva: “Indulctu-optimi principi Ascanii-cardinalis Colunae-Fori Marii municipes-ad usum publicum extruxerunt-praeside Fabrizio Poliziano i.u.d.-Francisco Manfrono camerario-Marcantonio Boezi-Bernardino Muzio-Iovano Vannutello.”Nell’altra verso ponente: “Quod retroscriptis-ceptum est- Dominico Mirabaso camer.io-Io. Baptista Maruffio-Nicola Centio-Benedicto Ferrario-masari-est feliciter absolutum-anno d.ni 1598”. Da un prezioso documento dell’archivio Colonna sappiamo inoltre che per tale concessione a beneficio della comunità marinese, il cardinal Colonna aveva ordinato che, il primo marzo di ogni anno, gli ufficiali comunali dovessero omaggiare la casa colonna con “tanti fiori de naranci o rose, che capiscano un bacile per segno dell’attione che ne spetta al nostro dominio”. Lo stato attuale del fontanile è sicuramente legato al non utilizzo, ma soprattutto a dei fenomeni alluvionali che ne hanno danneggiato notevolmente le antiche strutture come testimoniano le diverse fotografie (Archivio Cugnoni e Archivio Semerano) in cui si notano i loro effetti distruttivi sul monumento. Dalle foto di Antonio Semerano si può notare come nel 1930, sebbene già in parte lesionato, nella parte superiore del fontanile fossero ancora presenti le due epigrafi che ne datavano e attribuivano la costruzione e oggi non più presenti. Sarebbe auspicabile un progetto per un importante intervento di restauro e riqualificazione di tutta l’area che dal punto di vista storico, naturalistico e religioso, rappresenta un “unicum” da valorizzare con un itinerario mariano che coinvolga i tre comuni interessati del Parco dei Castelli Romani.
Marco Bellitto
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