Quando, nel maggio 2015, erano attesi a Marino 78 profughi da accogliere in alcuni alloggi nella zona 167 (civico 55) della Località Paolina, alcuni degli abitanti fecero un blitz nelle palazzine, distruggendo vetri, sanitari, sradicando impianti elettrici, il tutto per rendere inagibili gli appartamenti. Il commissario De Santis, allora, comunicò al prefetto Franco Gabrielli la volontà del Comune di accogliere queste persone, specificando tuttavia che non si poteva mettere in secondo piano la sicurezza dei cittadini. Bisognava chiarire, dunque, di quale nazionalità fossero i profughi, quali misure di sicurezza sarebbero state adottate, e, soprattutto, quali accordi erano stati previsti con le cooperative per sistemarli negli alloggi. Un anno e mezzo fa, alla fine, non se ne fece più nulla.
Oggi torna ad affacciarsi, per Marino, così per tutte le altre cittadine del “Lotto 6” (di fatto, quasi tutti i Castelli Romani) la possibilità di accogliere delle persone in fuga da guerre e carestie, per un totale di 2378 migranti, di cui 50 per Marino. Non appena si è saputo del progetto ministeriale per l’assegnazione sul territorio dei profughi, a Marino sono comparsi degli striscioni di protesta, firmati “Laboratorio rinascita”; acconto a questi, esponenti di partiti di centro sinistra hanno invece manifestato al sindaco Colizza la necessità di aprirsi, affinché episodi come quello del sabotaggio degli immobili non si ripetano più.
Ancora non è confermata l’assegnazione di queste persone nelle nostre zone, tuttavia non si potrà più nascondere la testa sotto terra come gli struzzi. Il problema esiste, e riguarda delle guerre che non si combattono sul nostro suolo, ma che talvolta implicano il nostro esercito o la nostra Unione Europea, e che generano distruzione, miseria e paura. Il problema riguarda il surriscaldamento globale, dovuto all’inquinamento a cui anche noi contribuiamo, che genera carestie e sconvolgimenti ambientali di portata inimmaginabile, che fino ad oggi coinvolgono pesantemente le zone più calde del pianeta. Le persone che immancabilmente finiscono nel nostro Paese sono profughi che abbiamo creato anche noi, e che non possiamo ignorare. Ignorarli, tra l’altro, anziché risolvere il problema, ne creerebbe uno ancor più grande, ossia quello di avere molti stranieri di dubbia provenienza totalmente abbandonati a loro stessi, i quali, non trovando nelle istituzioni e nei cittadini l’accoglienza di cui hanno bisogno, diventerebbero facili prede per la piccola e grande criminalità, arrecando un grosso danno a tutti. “L’occasione fa l’uomo ladro”, si dice. Non permettiamo che questa occasione si crei, non lasciamo che dei richiedenti asilo si trasformino in temibili indesiderati. Prendiamo in mano la situazione, invece, e dedichiamo loro le dovute attenzioni: ne guadagneremmo non solo in solidarietà, ma anche in sicurezza e benessere. Per tutti.
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