Puntualmente, come ogni gennaio dell’anno nuovo, arriva il nostro resoconto sui rincari in bolletta. Già la Conferenza dei Sindaci del 15 ottobre 2018 aveva approvato il piano di AceaAto2 per il 2019, che prevedeva dei rincari del 5,63% per il 2018, e del 5,96% per il 2019, al fine di coprire i conguagli sui “costi per eventi eccezionali […] per il trasporto dei reflui su gomma, resosi necessario per il sequestro di alcuni depuratori”.
Il 13 dicembre, infine, data della successiva Conferenza dei Sindaci, l’azienda privata dell’acqua ha presentato il nuovo piano tariffario, da mettere ai voti. Eccezione fatta per i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, tutti gli altri sindaci hanno votato a sfavore, contrariamente a quanto prospettato in precedenza. Questo, tuttavia, non impedirà ad AceaAto2 di applicare i nuovi aumenti in bolletta (che dovrebbero aggirarsi tra i 10 e i 15€ in più), che serviranno a pagare sia gli interventi per sanare i disservizi (depuratori non a norma, cisterne per il trasporto, ecc.), sia per il Bonus solidarietà.
Si tratta di un provvedimento che viene incontro a tutti coloro che hanno un ISEE tanto modesto da poter beneficiare di alcuni sconti sulle bollette, le cui spese vengono coperte dai rincari per gli altri utenti.
Ci terremo lontani da un dibattito di tipo politico, volto a discutere il voto favorevole o contrario dei sindaci. Vorremmo invece che i nostri Lettori si rivolgessero a ciò che li riguarda da vicino, ossia quei soldi in più che, ogni mese, dovranno pagare: perché?
Punto primo: la solidarietà nei confronti dei meno abbienti è importante, però sarebbe bello che le tasse che ognuno paga potessero servire anche a venire incontro a tutte le situazioni di difficoltà, senza richiedere altro e altro e altro ancora ai contribuenti. Certo, se tutti pagassimo le tasse, forse i conti tornerebbero un po’ meglio… ma questa è un’altra storia.
Punto secondo: quest’acqua, bene preziosissimo che sprechiamo come se ne avessimo a iosa, come se non fosse la nostra condizione di vita, è un bene pubblico, tuttavia… gestito da un privato. Sapere di dover pagare i disservizi di un’azienda privata con i nostri soldi (soldi che non possiamo negare, perché l’acqua è un bene primario e irrinunciabile); sapere che il parere dei sindaci, al di là dello schieramento politico, alla fin fine conta come il due di coppe quando la briscola è a bastoni; sapere tutto ciò ci ricorda un nostro amico ingegnere, che un giorno indossò una maglietta simpatica, con una battuta (sulla falsariga di un’altra ben più colorita): “So’ tutti open col source dell’artri”…
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