Zampe di gallina, borse sotto gli occhi, zigomi che perdono tono. Per combattere i segni del tempo sempre più donne si rivolgono al medico ma sono le più fortunate a non arrendersi al passare dell’età. Tra le italiane che ricorrono alla chirurgia estetica 2 su 3 sono belle e piacenti. E passati i 40 anni ci si affretta a cercare rimedi di eterna giovinezza senza distinzione di ruolo, lavoro e classe sociale. “Negli ultimi dieci anni si sta abbassando l’età di accesso alla medicina e chirurgia estetica e anche il ceto sociale si sta livellando – spiega Giulio Basoccu, chirurgo plastico, responsabile della Divisione di Chirurgia plastica estetica e ricostruttiva presso l’Istituto neuro traumatologico italiano di Grottaferrata INI e Docente all’Università di Tor Vergata – se una volta a farvi ricorso erano le donne più benestanti oggi si mettono i soldi da parte per un trattamento e si fanno altre rinunce”. “Quando si parla di chirurgia estetica bisogna distinguere tra chirurgia dei difetti e chirurgia dell’invecchiamento -sottolinea Basoccu – nel primo caso purtroppo si inizia anche molto presto: se di solito ci si rivolge al medico intorno ai 32-35 anni, quando si vuole intervenire su un naso particolarmente irregolare o su un seno non sviluppato spesso le pazienti hanno anche 18-20 anni. Nel secondo caso, invece, le donne che richiedono l’intervento di un esperto perché temono i segni dell’età sono quelle che si affacciano ai 40 anni”. Tra le tecniche chirurgiche “anti-age” più richieste, la blefaroplastica e il lifting facciale. Il primato nella chirurgia plastica generale lo guadagnano invece mastoplastica, rinoplastica e liposuzione. “In un viso sono gli occhi i primi a soffrire degli anni che passano – spiega il chirurgo – la pelle è molto sottile e delicata e si indebolisce prima, ma molto dipende dalle caratteristiche genetiche della singola persona: una pelle più dura, robusta e grassa invecchia più lentamente”. E nella corsa a nascondere grinze sulla fronte e rughe da pagliaccio, in molte si lanciano sulla medicina estetica. “Botulino, acido ialuronico, filler, laser e biorivitalizzazione sono un’alternativa più soft, più economica e soprattutto meno invasiva”, afferma Basoccu. Ma c’è una cosa che accomuna le pazienti sul lettino del chirurgo: la bellezza. “Nell’immaginario collettivo sono le donne che non si vedono belle a rivolgersi al chirurgo plastico, nella realtà è vero esattamente il contrario. Le più inclini sono le più abituate a confidare nella propria bellezza, a considerarla come un valore prezioso da preservare – prosegue l’esperto -.Proprio perché sono belle dovrebbero avere più senso della misura, invece spesso il meccanismo si esaspera, si ragiona in termini matematici: se una punturina mi ha migliorato, due miglioreranno ancora di più. Si entra in un vortice di insoddisfazione – conclude – e si continua a cercare il chirurgo, con un risultato che da buono diventa grottesco”.
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