Il Circo Lidia Togni è bloccato da nove mesi davanti all’ippodromo delle Capannelle. Come altri settori, anche il mondo circense è costretto a fermarsi a causa della ripresa della pandemia ma questo è, come ci racconta Vinicio Canestrelli, nipote di Lidia, un dramma nel dramma. Se pensiamo che per nutrire una tigre ci vogliono non meno di otto chili di carne al giorno il conto è presto fatto. Caritas, Protezione Civile e Polizia locale del VII Municipio stanno dando una mano. Ma potrebbe non bastare.
Da quanti mesi è fermo il vostro circo qui a Capannelle?
Il circo è fermo dai primi di marzo quando è stato indetto il lockdown nazionale a causa dell’emergenza Covid e gli spettacoli natalizi li avevamo conclusi il 16 febbraio. Da allora non abbiamo potuto più riaprire.
E da allora cosa è successo?
Dopo quella prima chiusura il governo stabilì che si poteva ripartire dal 15 giugno, ma non aveva considerato che per noi quello è il momento peggiore essendo periodo estivo. Quindi abbiamo deciso di aspettare e cercare di ripartire nel momento più propizio per noi, ad ottobre. Siamo riusciti a lavorare solo sette giorni, poi è arrivato il dpcm e il secondo lockdown che ha aggravato ulteriormente le cose. Abbiamo affrontato spese non da poco per poter ripartire: spese di assicurazioni, viaggi, arrivo degli artisti fermi a Verona.
E oggi qual è la situazione?
Adesso non sappiamo quando ci faranno riaprire, ma il periodo natalizio, il clou della stagione è già andato in fumo. Gli artisti hanno percepito solo 210 euro al mese per 7 mesi su 9, ed avendo a carico gli animali da sfamare abbiamo chiesto aiuto.
Siete stati aiutati dalle istituzioni?
Nel primo lockdown la Protezione Civile ha portato 22 balloni sufficienti per una decina di giorni. In questo secondo lockdown la Polizia locale di Roma Capitale e le aziende agricole dell’agroromano ci stanno dando una mano.
Quanto costa portare avanti un’azienda come la vostra?
Per gli animali spendiamo circa 6000 euro al mese. Ma senza lavoro come facciamo? Non abbiamo mai chiesto niente a nessuno ma in questa tragica circostanza il governo non ci lascia altra scelta. I nostri risparmi sono finiti da un pezzo. Preferiamo che mangino i nostri figli e i nostri animali. Noi adulti durante il giorno possiamo anche arrangiarci.
Roberto Canò
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