Una casa famiglia dovrebbe essere un luogo in cui bambini sfortunati, perché abbandonati o maltrattati, trovano rifugio, coccole e calore nonché la possibilità di vivere un’infanzia e un’adolescenza come i loro coetanei che stanno a casa con i genitori. Purtroppo, non sempre è così.
A Marino questi ragazzi si sono ritrovati in una situazione di abbandono e degrado. Ciò ha portato alla denuncia della titolare della struttura, che si chiama La Cascina – una struttura d’accoglienza autorizzata, appartenente alla cooperativa Oasi – del marito e di due educatori/operatori. L’accusa è proprio l’abbandono di minore. La struttura, di circa 300 metri quadri e in grado di ospitare 9 posti letto, aperta da due anni nella zona di via Papale, accoglieva ragazzi segnalati dai Servizi sociali di Roma.
Per ogni minore assistito nella casa famiglia la direzione incassava 72 euro al giorno. In cambio però, i ragazzi – minori non accompagnati, provenienti soprattutto da paesi africani e anche un paio di albanesi, tutti soli, senza famiglia – non godevano dell’assistenza necessaria né vivevano in luoghi dignitosi, anzi in condizioni igieniche precarie. L’operazione dei carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Castel Gandolfo è scattata, lo scorso 24 marzo, dopo una serie di accertamenti sul funzionamento del centro nel quale, al momento del controllo, c’erano sette ragazzi, un maggiorenne e tutti gli altri minori.
Ad accompagnare i carabinieri, gli ispettori della Asl Rm/H e gli assistenti sociali del comune di Marino. I ragazzi sono stati ricollocati a Roma in un’altra struttura d’accoglienza – a Villa Spada, borgata Fidene – mentre la casa a Marino è stata sequestrata. Sono state trovate stanze fredde, sporche e insicure. Sembrerebbe che mancassero perfino le coperte. Gli ospiti erano ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni, tutti immigrati, giunti in Italia in modo clandestino. Le indagini continueranno.
Eleonora Persichetti
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